La neuroimmunologia collega l’inappetenza con i sintomi influenzali

La neuroimmunologia collega l’inappetenza con i sintomi influenzali

La neuroimmunologia ci spiega il legame dell’inappetenza con i sintomi influenzali. L’appetito è influenzato dalla relazione tra microbiota, sistema immunitario e sistema endocrino.


L’inappetenza è uno dei campanelli d’allarme che spesso precedono la comparsa di sintomi influenzali come febbre, mal di gola, tosse e raffreddore.

Indagheremo il settore della neuroimmunologia e scopriremo il ruolo della noradrenalina sugli stati di inappetenza durante i sintomi influenzali.

Infine illustreremo le ultime ricerche relative all’alterazione del microbiota intestinale durante le infezioni virali respiratorie.

Perdita di appetito e virus influenzali

Durante la comparsa dei primi sintomi influenzali, la riduzione del senso di fame si accompagna spesso ad una progressiva disidratazione del nostro organismo oltre a debilitazione, diarrea e talvolta ulcere della bocca o ulcere esofagee.

I disturbi di inappetenza durante il manifestarsi di virus influenzali sono spesso causati da difficoltà nella masticazione e nell’assorbimento di liquidi soprattutto in caso di fenomeni diarroici.

Come vedremo in seguito, la perdita di appetito durante la fase acuta influenzale può essere inoltre attribuita all’alterazione del microbiota intestinale e all’indebolimento del sistema immunitario.

Per sopperire alla mancanza di appetito durante la comparsa di sintomi influenzali è necessario ingerire cibi ricchi di vitamine, minerali e alimenti facilmente digeribili. I pasti dovranno inoltre essere meno abbondanti del solito e più frequenti.

Durante la fase acuta di un virus influenzale la carenza nutrizionale può determinare un prolungamento dello stato di malattia, con complicazioni soprattutto per i soggetti a rischio come bambini, anziani, donne in gravidanza e donne in menopausa.

Per ridurre il rischio, è utile sapere che l’assunzione di integratori alimentari può coadiuvare il ristabilimento della salute durante la comparsa di sintomi influenzali.

Per sapere quali sono i nostri migliori integratori puoi leggere il seguente articolo: Rimedi naturali per l’influenza.

Neuroimmunologia e inappetenza con sintomi influenzali

Il nostro sistema nervoso è un organo complesso, che presenta territori ancora ampiamente inesplorati.

La neuroimmunologia è il settore della medicina che studia le relazioni tra apparato nervoso e immunitario valutando le reciproche interazioni, sia in condizioni normali che patologiche.

Sappiamo che il sistema nervoso interagisce con il sistema immunitario tramite il sistema endocrino, costituito da ghiandole e cellule deputate alla produzione degli ormoni.

Di contro, il sistema immunitario comunica con il sistema nervoso tramite la produzione molecole infiammatorie.

La neuroimmunologia indica che un organismo biologico è in salute quando le attività dei tre sistemi – nervoso, immunitario ed endocrino – sono coordinate e in equilibrio.

Durante la comparsa di comuni sintomi influenzali il cervello “disattiva” una serie di funzioni come l’appetito e la necessità di socializzazione poiché avverte che il sistema immunitario è in squilibrio.

Un esempio di comunicazione del sistema immunitario e del sistema nervoso si ha proprio durante la comparsa dei sintomi influenzali. Quando il nostro organismo combatte le infezioni, l’ipotalamo, situato nel cervello, alza il livello di temperatura corporea.

Questo meccanismo avviene mediante il rilascio nel sangue di molecole infiammatore prodotte dal sistema immunitario che agiscono sul cervello.

Allo stesso modo, l’inappetenza che avvertiamo prima o durante la comparsa di sintomi influenzali è un sintomo che può essere riconducibile a un dialogo tra cervello e sistema immunitario.

Una ricerca datata giugno 2020 – pubblicata dal Dipartimento di Psichiatria dell’Università del Michigan – ha analizzato il ruolo svolto dalla noradrenalina (un neurotrasmettitore definito anche come ormone dello stress) durante la comparsa di:

  • influenza (virale);
  • tubercolosi (batterica);
  • malaria (parassitaria).

Secondo questa ricerca, attraverso il dialogo tra sistema neurale e sistema immunitario, una grave infezione aumenta la trasmissione di noradrenalina sia nel sistema nervoso centrale che negli organi periferici.

In questo modo un’elevata trasmissione di noradrenalina può favorire la comparsa di sintomi di base dell’infezione come affaticamento, perdita di appetito, febbre, nausea e dolori.

L’inappetenza che compare durante un influenza virale è riconducibile al complesso sistema di interazione tra sistema neuronale e sistema immunitario.

Inoltre è legata ad elementi endogeni basati sulla genetica del soggetto, ed esogeni, come il regime alimentare, l’ambiente e la presenza di malattie pregresse.

Microbiota in squilibrio e mancanza di appetito

Microbiota in squilibrio e mancanza di appetito

Una ricerca datata febbraio 2020 – condotta dal Dipartimento di Medicina dell’Università di Londra e dal National Heart & Lung Institute, Imperial College London, – ha indagato gli impatti delle infezioni virali respiratorie sulla composizione e la funzione del microbiota intestinale.

Inizialmente la ricerca sottolineava che la perdita di peso durante l’infezione da virus respiratorio sinciziale (RSV) o da virus dell’influenza era dovuta al ridotto consumo di cibo, ma anche alla composizione del microbiota intestinale alterato per via della presenza del virus.

Questa ricerca ha dimostrato che la risposta immunitaria cellulare all’infezione polmonare virale induce inappetenza.

L’inappetenza a sua volta altera il microbiota intestinale ed il metaboloma, ovvero l’insieme di tutte le sostanze in grado di partecipare ai processi biologici di un organismo.

Resta da stabilire se l’impatto dell’inappetenza indotta da infezioni sul microbiota intestinale faccia parte di una risposta antifiammatoria protettiva durante le infezioni virali respiratorie.

Il microbiota intestinale ha un ruolo di primo piano nella regolazione delle funzioni immunitarie, scopri di più →  correlazione tra intestino e cervello.

Alcune domande del pool di ricercatori restano tuttavia senza risposta, così come dichiarato dal team leader della ricerca: “Queste sono le nuove strade di indagine: qual è il fattore prodotto dai linfociti T che può indurre inappetenza?

In secondo luogo, l’inappetenza è un adattamento che accelera il recupero dall’infezione e, in tal caso, il microbiota svolge un ruolo in questo?”

Immunità innata e alimentazione: ultime scoperte scientifiche

Nel settembre 2020 è stata pubblicata una ricerca, condotta in collaborazione tra il Dipartimento di Immunologia, Weizmann Institute of Science in Israele, il Research Center For Digestive Tract and Liver Diseas di Tel Aviv e il Cancer-Microbiome Research Divison di Heidelberg.

La ricerca ha dimostrato che le interazioni tra immunità innata e dieta influenzano la salute e le malattie metaboliche umane, inclusi disturbi cardio-metabolici, malattie allergiche, malattie autoimmuni, infezioni, virus influenzali e tumori.

Questa ricerca discute inoltre sui potenziali effetti modulatori del microbiota intestinale sulle interazioni tra il sistema immunitario e l’alimentazione, sia in salute che durante una malattia.

La ricerca ha dimostrato che l’assunzione di probiotici e prebiotici e, più in generale, di una nutrizione programmata mediante la bioinformatica avanzata e l’analisi dei big data, rappresenta una frontiera di studio importante.

L’obiettivo è quello di portare ad interventi incentrati sul microbiota dei singoli individui per amplificare l’effetto della dieta sul sistema immunitario.

Forti carenze nutrizionali, soprattutto durante la comparsa dei primi sintomi influenzali possono rendere il nostro organismo maggiormente esposto ad infezioni e attacchi di virus e batteri.

Per approfondire quali siano gli alimenti e le bevande consigliate durante l’influenza leggi il seguente articolo: Cibi contro raffreddore e influenza.

Il ruolo del selenio per il sistema immunitario

Il ruolo del selenio per il sistema immunitario

Il selenio è un oligoelemento che svolge un’azione immunostimolante per il nostro organismo, come abbiamo spiegato in questo articolo.

Nel settembre 2020 è stata condotta una ricerca scientifica da un ricercatore di LRI Isotopic Medicine Lab, University of Antananarivo, Antananarivo, Madagascar e uno scienziato francese indipendente.

Questa ricerca ha analizzato il ruolo chiave del selenio per il sistema immunitario, dimostrando come la carenza di selenio promuove mutazioni, replicazione e virulenza dei virus a RNA come il virus influenzale A.

La ricerca ha inoltre esaminato l’importanza del selenio per il ripristino dell’aggregazione piastrinica, la riduzione dei danni alle cellule endoteliali e l’analisi del livello di selenio nei soggetti, soprattutto anziani, affetti da Covid-19.

Secondo questo studio la carenza di selenio è un elemento che accomuna i pazienti Covid-19. I due ricercatori propongono inoltre il trattamento in tre diverse fasi del Covid-19 mediante il selenio.

Stando alla ricerca reperibile a questo link, il selenio come inibitore di NF-KB svolge un ruolo della progressione di Covid-19 e agisce come immunomodulatore e antinfiammatorio.

Sebbene questi dati possano sembrare rincuoranti, non sono sufficienti per attribuire al Selenio alcuna specificità per il trattamento di Covid-19. Certamente può essere un valido aiuto per sostenere il sistema immunitario in senso generale.

Riferimenti scientifici

Respiratory Viral Infection Alters the Gut Microbiota by Inducing Inappetence.  (pubmed)

Nutrition Regulates Innate Immunity in Health and Disease.

Serious infection may systemically increase noradrenergic signaling and produce psychological effects. (pubmed)

Selenium and RNA Virus Interactions: Potential Implications for SARS-CoV-2 Infection (COVID-19).

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